Ballare il caos: l’intervista a N’Hash

Abbiamo intervistato il nostro N’Hash in occasione del suo debutto discografico: Birthday Attack.

  • Decriptare il caos e condurlo a ballare con noi: un obiettivo interessante per un giovane musicista. Dalla stringata ma nutrita biografia di N’Hash emerge un quadro sorprendente, quello di un artista polimorfico, che si muove tra manouche, combat rap, jazz e colonne sonore. Quanto di questi mondi sonori è confluito in Birthday Attack?

Birthday Attack è il prodotto di anni di influenze musicali da mondi del XX secolo, quali il Jazz della Golden Era, il Be-Bop, il Funky, la New Wave degli ’80, il Rap, condensatesi nel XXI secolo della EDM, Dubstep e D’n’B, in uno scenario con anche echi e gesti della tradizione della musica classica. Ci sono riferimenti anche a componenti fondamentali di quello che definirei il “patrimonio genetico” di Palermo e della cultura italiana ed europea, come per esempio la cultura araba. Sembra un caos disorganico ma finisce per essere coerente, non è una operazione troppo pensata: assimili il caos in cui sei, ti lasci invadere, lo vivi, lo danzi, e a un certo punto ne hai fatto una musica che non è caotica ma che ha l’energia del caos. Non riesco a immaginare Birthday Attack e la mia musica senza tutto ciò.

  • Birthday Attack è il tuo primo lavoro, nato sotto l’egida Almendra Music: qual è stato il contributo del team Almendra nella realizzazione?

È già da parecchi anni che si sono incrociate le nostre strade sul piano artistico e lavorativo, grazie anzitutto all’amicizia decennale che mi lega ai ragazzi del team. Il loro contributo alla realizzazione di Birthday Attack e’ stato fondamentale, sia ovviamente dal punto di vista tecnico che, meno ovvio, proprio da quello compositivo. Il missaggio di Luca Rinaudo (a.k.a. Naiupoche), a sua volta producer elettronico, è stato minuzioso e praticamente perfetto, realizzato come in una specie di collegamento mentale fra me e lui, grazie anche ad anni di collaborazioni musicali (NINO, HiGloo, Gente Strana Posse, etc…). Una volta partiti è stato tutto naturale, uno scambio reciproco. Cover N'Hash

  • Almendra è una realtà unica nel suo genere, per rapporto con i luoghi, con il pensare e fare musica, con la dimensione produttiva e comunicativa: cosa ti ha dato – umanamente e artisticamente – il rapporto con la label? Cosa pensa di aver offerto N’Hash ad Almendra?

Il rapporto con Almendra Music, tra tutti noi, prima umano e poi artistico, è stato e continua ad essere uno dei migliori da me vissuti fino ad ora facendo musica. Come dicevo prima, si è sviluppata tra tutti noi, negli anni, una grande complicità e una grande intesa. E credo (e spero!) che la cosa sia reciproca. Per quanto riguarda il mio contributo ad Almendra, beh! Spero di poter essere, a mia volta, un continuo stimolo per tutta Almendra, per affrontare nuove sfide musicali, e soprattutto per portare avanti questa realtà, che è preziosa specie in una città come Palermo, una città che ha tantissimo bisogno di continuare (o ricominciare) a vivere, artisticamente e socialmente.

  • Palermo non è solo il luogo in cui vivi e suoni, ma anche un multiverso di stimoli e idee che Almendra e Qanat recepiscono con attenzione e sensibilità. Cosa sta succedendo di importante nella musica e nell’arte della tua città?

Palermo è sempre stata un fermento di idee, musica, pensiero, passioni, restate fino a ora  sommerse o “educate”, e che spesso sono espatriate.  È una città che sì accoglie influenze di ogni tipo, ma che allo stesso tempo influenza pesantemente tutto quello che c’è dentro. Purtroppo, soprattutto negli ultimi decenni, soffre molto l’influenza delle varie amministrazioni che si susseguono e di quella che definisco la “burocrazia artistica” di questa città, artisti che controllano, spesso connessi alle amministrazioni, e soffocano chi non è loro stessi o chi non si fa assimilare. Si tende molto a far passare in secondo piano il lato artistico e culturale della città (non esiste cosa peggiore, anche per il lavoro e l’economia), “morfinizzando” secoli di storia musicale e artistica.

  • Cosa ascolta solitamente N’Hash? Quali sono gli artisti senza i quali non avresti intrapreso questo tuo percorso musicale?

Tutto e di tutto, amo il jazz, tutto, e la musica classica, e naturalmente l’elettronica, specie le old school della Rave music. L’incontro con la musica elettronica, determinante, è avvenuto nel lontano 1998 o giù di lì. In quegli anni, con tutti gli amici coi quali ora lavoro in Almendra, come coi ragazzi di Qanat Records, abitavamo la scena underground di Palermo. La mitica via Aquileia era il luogo dove tantissimi musicisti e gruppi si incontravano, per suonare, scambiare idee, bere birra e fumare marijuana. Esistenti tra noi e ignorati dalle amministrazioni e dagli addetti alla cultura. Si passava dal metal al punk, dallo ska all’hardcore, e via di seguito, sempre con spirito di scambio e rispetto reciproco. Ad un certo punto, in questo contesto, ho scoperto la prima Jungle e la musica da Rave di allora, intanto arrivata dall’Inghilterra anche a Palermo. Ancora in audiocassetta (!), artisti come Goldie, DJ Hype, etc, cominciavano a girare fra noi. Da lì nacque anche la spinta a introdurre nella mia musica, fino ad allora fatta con la chitarra, strumenti elettronici e svariati DAW e software per la produzione musicale. I miei primi lavori erano un cocktail di old school jungle e vario jazz, con momenti di acidità metallica.

  • Birthday Attack è un’opera figlia in un certo modo di una solitudine esecutiva, fatta eccezione per All My Friends Are Guns, nata con lo zampino di Your Noisy Neighbors, divenuta anche video in cui immagine e narrazione hanno un ruolo centrale.

Con Your Noisy Neighbors, Meddy ed Emanuele, l’intesa è stata immediata, anche in questo caso. Una volta entrati in produzione con Luca Rinaudo negli studi Almendra, che è dove compongo e produco, ho avuto il piacere e l’onore di curare una parte della pre-produzione del loro album The Golden Conspiracy. Inoltre abbiamo spesso condiviso il palco (e funziona tantissimo!). Il tutto è stato poi consolidato dai featuring nei rispettivi album, che infine hanno anche preso vita nel cortometraggio E.V.A., un altro “caos ricodificato”, realizzato da due grandissimi videomaker e artisti palermitani, Antonio Cusimano a.k.a. 3112htm, che è anche l’art director Almendra, e  Alberto “Oktane” Pezzati.

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