- Mail: info@synpress44.com
Majorana: una conversazione con i Romito
In occasione dell’uscita di Majorana, ecco a voi una conversazione con i Romito
- A volte ci sono dei lavori che, nonostante la dimensione ridotta, stimolano molte domande. Majorana, EP di cinque brani, è uno di questi. Partiamo dal titolo: perché Majorana?
In questo disco abbiamo provato a fondere qualcosa di estremamente tradizionale come la lingua napoletana con delle sonorità nuove, contemporanee e all’occorrenza proiettate verso il futuro. Per questo ci piaceva tanto l’idea di riuscire a trovare un personaggio, magari del Sud, che appartenesse al passato, ma che avesse idee proiettate ben oltre il nostro futuro, così abbiamo scelto Ettore Majorana.
Siciliano, cattedra di Fisica Teorica all’Università di Napoli, scienziato pazzesco e inoltre attorno al lui c’è un giallo molto suggestivo, nel 1938 è scomparso senza lasciare traccia, c’è chi dice si sia suicidato, chi dice si sia fatto monaco, chi dice di averlo incontrato anni più tardi in Sud America. A noi piace pensare che sia scappato perché era troppo avanti per un paese che da sempre non fa nient’altro che guardare indietro.
- La peculiarità dei Romito è nel dialogo tra sonorità di respiro internazionale e dialetto napoletano: qual è il punto di incontro tra queste due aree?
Forse sta tutto nella nostra generazione. Abbiamo tutti e cinque in media 30 anni, siamo nipoti di Eduardo e di Totò, ma anche di John Lennon e Bob Dylan, figli di Massimo Troisi e Luciano De Crescenzo, ma anche di Chris Martin, Kanye West e Justin Vernon. Mescolare questi nomi può suonare strano, ma non è così. Fanno tutti parte di noi, quindi chissà se esiste un vero e proprio punto d’incontro. Noi abbiamo semplicemente provato a farli incontrare.
- Il napoletano è indubbiamente una lingua fortemente caratterizzante, tant’è che sono rarissimi, se non assenti, fenomeni di rock in milanese, romano o toscano. Quali sono le opportunità espressive che offre il vostro vernacolo?
Il milanese, il romano e il toscano non sono lingue. Possiamo parlare di accenti e inflessioni meravigliose, ma non sono lingue. Il Napoletano è una lingua vera e propria, con una grammatica complicatissima, piena zeppa di consonanti e parole tronche, proprio come l’inglese almeno sotto questo punto di vista, e questa crediamo sia la caratteristica che si sposa meglio con la musica che facciamo. Inoltre esprimerci in Napoletano per noi è una vera e propria esigenza, è la lingua della pancia, la lingua dell’urgenza, è la lingua delle emozioni.
- A febbraio è uscito il vostro primo singolo Viern, che torna in Majorana. Singolo e brani prodotti da Massimo De Vita. Che tipo di apporto ha offerto questo musicista così apprezzato?
Massimo oggi è diventato un amico fraterno e un punto di riferimento, siamo entrati in studio la prima volta con le idee abbastanza chiare, ma Massimo è stato indubbiamente la ciliegina sulla torta, a Napoli è uno dei pochi ad avere i nostri stessi gusti musicali, ad avere il coraggio di osare e la voglia di sperimentare, ci ha indicato la strada, ci siamo scazzottati, ci siamo affidati. Lavorare con lui è stato assolutamente fantastico.
- In studio avete avuto anche Paolo Alberta, sound engineer già con Negrita e Ligabue: un altro professionista che ha portato la sua esperienza a Majorana.
Paolo, oltre ad essere una bellissima persona, è uno che ama davvero la musica. Non si stanca mai è sempre pronto a ricominciare ed è stato di grandissimo supporto morale anche nei momenti di difficoltà. È la sua estrema umiltà e il totale impegno anche in un lavoro emergente come il nostro che fa di lui un grande professionista. Lo ringraziamo tantissimo.
- Romito nasce dalla volontà di un cantautore: con la pubblicazione di Majorana si tratta di un gruppo a tutti gli effetti o è la band di accompagnamento del fondatore?
Romito è assolutamente una band, una famiglia di cinque figli.
Vittorio ha iniziato questo percorso da solo, con questo nome, poi ci siamo incontrati, abbiamo preso quel pugno di canzoni, le abbiamo vestite, e svestite, ne abbiamo scritte di nuove, le abbiamo iniziate a suonare in una maniera totalmente diversa. Ormai il nome era quello e abbiamo deciso di mantenerlo.
- I cinque brani di Majorana hanno un filo conduttore o sono figli di storie, momenti ed esperienze diverse?
Non c’è un vero e proprio filo conduttore in senso stretto. Abbiamo provato a raccontare delle sensazioni più che delle storie, il senso di inadeguatezza della nostra generazione, la ciclicità degli eventi, la difficoltà a trovare una strada, il desiderio di pace, l’impotenza rispetto alla fine, la voglia di rivalsa. Abbiamo cercato di raccontare tutto questo con la musica oltre alle parole.
- Una delle domande più temibili riguarda le influenze, i punti di riferimento, i gusti. Poniamola così: quali sono gli artisti o i gruppi senza i quali i Romito non sarebbero mai nati?
Wow! Potremmo elencarne milioni, e sarebbe abbastanza noioso no? Nell’ultimo periodo ci siamo ispirati tanto a Bon Iver, Kanye West, James Blake, Anohni, amiamo band come Pearl Jam, Radiohead, Coldplay, qualcuno dei nostri è cresciuto a pane e House Music, adoriamo il buon cantautorato Italiano e le sigle dei cartoni animati anni ‘80.
- Inevitabile una domanda sul panorama musicale napoletano. Siete in ottima compagnia, mai come in questo periodo c’è una bella scena, vivace e competitiva a livello nazionale. Quali sono i nomi concittadini che trovate più affini al vostro modo di concepire la musica?
Quello che sta succedendo a Napoli negli ultimi anni è veramente stimolante, c’è un fermento che forse mancava dagli anni ‘80, ci sono una serie di progetti davvero fortissimi, il ritorno a gamba tesa degli EPO, i Blindur, i Malmo, Flo, Francesco Di Bella, tutto il lavoro fatto da Dario Sansone dei Foja in campo musicale e cinematografico, lo stesso Liberato, di artisti che vivono la musica con grande passione e intensità ce ne sono tanti, insomma è un momento veramente positivo.
- Accanto ai pregi e alle bellezze di una città così musicale, ci sono anche i difetti, i vizi e i limiti: quali sono gli aspetti negativi del contesto musicale partenopeo?
Napoli è tanto piena di talento quanto di stereotipi e autoreferenzialità, ed anche la musica di oggi è vittima di questa nostra cattiva abitudine.
- Cosa vi aspettate da Majorana?
Una cattedra di Fisica Teorica all’Università di Napoli e 5 bottiglie di vino per festeggiare!