- Mail: info@synpress44.com
Napulitan Gipsy Power: una conversazione con gli ‘O ROM
In occasione dell’uscita del nuovo disco Napulitan Gipsy Power, ecco a voi una chiacchierata con ‘o Rom
- Nel 2012 gli ‘o Rom debuttavano con Vacanze Romanes. Sette anni dopo tornate con Napulitan Gipsy Power. Che differenze ci sono tra questi due dischi?
Mentre in Vacanze Romanes abbiamo fatto un lavoro incentrato sulla tradizione gipsy e balcanica con suoni prettamente acustici, confrontandoci e suonando insieme a musicisti di etnia rom e dell’area balcanica, in Napulitan Gipsy Power c’è un salto verso la world music intesa come contaminazione, con un ensemble strumentale più ampio e con l’apporto di suoni elettronici.
In questo nuovo disco abbiamo provato ad esprimere un genere che identifica meglio il nostro background e che sintetizza al meglio le esperienze musicali accumulate in questi anni. Abbiamo cercato un suono che rispecchiasse la nostra attuale identità musicale e che fosse frutto del nostro lungo percorso come nella migliore tradizione zingara.
- Nel corso degli ultimi anni ci sono due tipi di esperienze che sicuramente vi avranno segnato: i numerosi concerti e le collaborazioni. Partiamo dai primi: quanto è stato importante per questo album l’attività live?
L’attività live è stata fondamentale perché ci ha dato la possibilità confrontarci con molti musicisti di varie estrazioni, dal folk al jazz passando per le sonorità moderne tra cui l’hip-hop. Questo non ha fatto altro che arricchire il nostro bagaglio artistico-musicale.
- Per quanto riguarda le collaborazioni, avete partecipato a Capitan Capitone con Daniele Sepe e ai Terroni Uniti: quanto ha influito questa esperienza sul nuovo album?
Queste esperienze ci hanno dato sicuramente la possibilità e la consapevolezza di poter sperimentare ulteriori linguaggi musicali sull’impianto precedente. Come ad esempio l’aver contaminato con l’hip-hop, l’elettronica e l’utilizzo massiccio dei fiati, novità rispetto al vecchio disco, curati per la maggioranza da Daniele Sepe. L’esperienza Terroni Uniti, oltre ad averci dato la possibilità di conoscere e apprezzare sotto il profilo umano artisti come Ciccio Merolla, Massimiliano e Valerio Jovine, o lo stesso Speaker Cenzou e tutti quelli che insieme a noi fanno parte di questa grande famiglia, ci ha dato l’opportunità di lavorare a produzioni musicali completamente diverse da quelle fino ad allora realizzate. A proposito di partecipazioni illustri dal jazz all’hip hop, Daniele Sepe, Aldo Fedele, Speaker Cenzou e Daniele Sanzone sono quattro nomi che hanno offerto un contributo importante a Napulitan Gipsy Power… Tutti e quattro, insieme anche a Charles Ferris alla tromba (Fanfara Station) e Pino Ciccarelli al sax soprano, hanno caratterizzato i brani con le loro personalità. Daniele Sepe ha sapientemente arricchito diversi brani con linee tematiche, assoli e colori; Aldo Fedele ha assicurato un impianto armonico di notevole fattura sia in chiave acustica che elettronica; Speaker Cenzou ha portato il suo hip-hop beat all’interno di Napulèngre conferendogli un profilo più metropolitano; Daniele Sanzone grazie al suo intervento su Scampia Felix dona vigore ed energia a un brano che ricorda i contenuti di impatto utilizzati nel precedente album.
- Nel 2012, ai tempi del primo disco, il tema dell’immigrazione e della multiculturalità era forte ma non così eclatante – anche dal punto di vista mediatico – come oggi. ‘o Rom è orgogliosamente in prima fila a favore dell’integrazione: la musica resta sempre un veicolo di diffusione di idee?
Gli ‘o Rom sono orgogliosamente in prima fila a favore dell’inclusione sociale, e lo ribadisce anche Speaker Cenzou in Napulèngre “[…]Nu suonno m’aggio fatto cumm’ e ‘o Dottor King Ca nun esisteva discriminazione pe culore e tinta”, è impensabile che le persone possano essere escluse dalla società per motivi quali “razza”, provenienza, colore della pelle, religione o orientamento sessuale. Per noi le persone dovrebbero essere come la musica che ha il potere e la capacità di oltrepassare ogni confine ed arrivare ovunque. La musica deve trasmettere immagini e suggestioni attraverso le quali si modulano idee ed emozioni, se questo non avviene diventa semplice e sterile condizionamento.
- A proposito di culture diverse da sostenere e alimentare, Napulitan Gipsy Power nasce anche grazie al sostegno di Funky Tomato: ci raccontate di questo incontro?
#alimentarelacultura è l’hashtag che gli amici di Funky Tomato utilizzano per
spiegare in sintesi la loro missione, che è quella di costruire un modello di filiera di produzione partecipata ad alto impatto culturale, perché Funky Tomato non è un semplice produttore di pomodoro ma è la prima filiera che inserisce al proprio interno l’elemento culturale come punto fondamentale e decisivo per immaginare e sperimentare un nuovo modello di produzione.
Questo incontro è avvenuto grazie al fatto che sia Funky Tomato che noi attraversiamo lo stesso spazio che è l’Officina delle Culture “Gelsomina Verde” che si trova a Scampia: all’interno di questo luogo di cultura Funky Tomato ha una delle loro sedi e noi abbiamo il nostro studio di produzione musicale “Drom Music Lab”. In un momento di condivisione, mentre facevamo ascoltare in anteprima Napulitan Gipsy Power, Paolo Russo (Responsabile di Filiera Funky Tomato) ci ha proposto di poterlo sostenere con un sostegno economico, e al nostro ringraziamento ha risposto: «non ci dovete ringraziare, siamo noi a dover ringraziare voi perché ci state permettendo di portare avanti la nostra missione».
- La forza degli ‘o Rom è nell’eclettismo e nella fusione di varie musiche. Quanto c’è ancora da scoprire tra le note dell’area Mediterranea?
Il Mediterraneo è una fonte inesauribile in termini di civiltà, espressioni, modelli, tradizioni, tutti elementi che garantiscono una continua ispirazione artistica. L’area Mediterranea ci garantisce una immensa eredità culturale perché il Mar Mediterraneo ha sempre rappresentato un crocevia dove le culture dei popoli si incontrano, si fondono, si contaminano, e non accettiamo che sia diventato invece, grazie alle politiche europee degli ultimi anni, luogo dove disperati trovano la morte.