Una conversazione con i Magora

Abbiamo intervistato i Magora in occasione dell’uscita del disco d’esordio Frenologia.

  • Magora e il disco d’esordio Frenologia nascono con un obiettivo ambizioso: dialogare con l’ascoltatore, entrare nel suo mondo. Qual è il segreto per riuscirci?

 

Le canzoni sono state scritte per essere metabolizzate dall’ascoltatore, il quale è libero di interpretarne il significato in modo personale. La musica e le parole devono essere “cucite” al proprio vissuto, in modo profondo ed intimo.

 

  • I quattro membri della band hanno ognuno esperienze diverse, sia da soli che in altri gruppi: qual è il territorio comune sul quale vi siete incontrati?

Alla base del progetto c’è la profonda amicizia che lega storicamente 3 di noi, Alberto (il bassista) si è aggiunto in un secondo momento, ma è stato capace di integrarsi a meraviglia con la “chimica” collaudata del resto della band. L’intento era quello di far confluire questa alchimia nella scrittura e nella composizione, senza prefissare originariamente un genere o uno stile.

 

  • A partire dalla grafica, dal titolo, dal concept, Frenologia allude a una sorta di cultura lontana, o meglio di dottrina desueta, caduta nel dimenticatoio. In che modo la frenologia ideata da Franz Joseph Gall nell’800 ha ispirato il disco?

I brani hanno un filo conduttore rappresentato dall’analisi dei vari lati della mente umana. Ogni canzone vuole simbolicamente “parlare” ad un’area precisa della psiche. La frenologia voleva dare una rappresentazione fisica di queste aree. Delineare una mappa. Il nostro obiettivo è più o meno lo stesso.

 

  • Frenologia contiene dieci brani, quasi dieci mondi diversi che spaziano dalla canzone d’autore all’alternative-rock all’italiana. Sono figli della stessa indole creativa oppure ogni pezzo ha una storia a sè?

Come detto esiste un filo conduttore, ma questo non voleva essere un limite, anzi, la distinzione evidente di genere e sonorità è davvero, a nostro avviso, rappresentativa delle differenze presenti nella componente psicologica umana.

 

  • Un quarto dei Magora, Roberto Fedriga, ha avuto un percorso in proprio come artista solista: quanto c’è di quella esperienza negli attuali Magora?

Crediamo sia evidente, più che altro, nella scrittura dei testi, di cui Roberto è autore. L’approccio però è diverso. Da subito abbiamo voluto muoverci come gruppo. Ognuno di noi ha contribuito per la sua parte. Questo progetto è parallelo ed indipendente dal percorso solista. La presenza come ospite di Guido Bombardieri ne è però una preziosa eredità. L’aspetto grafico, anche in questo caso, è stato curato con la collaborazione di Armando Bolivar (alias Alessandro Ducoli)

 

  • Tre ospiti, ma soprattutto amici, impreziosiscono Frenologia: Boris Savoldelli, Guido Bombardieri, Carlo Poddighe. Quanto è stato importante il loro coinvolgimento?

Il loro apporto è stato rilevante. Hanno saputo aggiungere dettagli e sfumature unici. Abbiamo lasciato loro molta libertà espressiva, poiché desideravamo avere una traccia intima della loro presenza.

 

  • Frenologia dal vivo: i Magora sono una live band? C’è differenza tra l’album e ciò che farete ascoltare live?

La differenza sarà quasi nulla. Il disco è stato registrato quasi completamente in Live studio, per conservare spontaneità e non “raffreddare” la chimica della band. Per la presentazione del 15 dicembre (che si svolgerà in una location d’eccezione, l’accademia Tadini di Lovere (BG)) avremo però un componente aggiuntivo, l’attore Marco Ghizzardi, per offrire uno spettacolo più completo, dove musica e recitazione si incontreranno e cercheranno insieme di coinvolgere maggiormente lo spettatore.

 

  • Cosa vi aspettate da questo disco d’esordio?

L’obiettivo era produrre un album puro, trasparente, che ci potesse rappresentare senza filtri. Il resto deve essere semplicemente una conseguenza di tutto questo.

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